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Il risparmio e gli investimenti nel periodo del Coronavirus

Dr. Luca Loiacono

Il risparmio e gli investimenti nel periodo del Coronavirus

Tema attualissimo quello dei mercati finanziari, che hanno risentito in modo significativo della diffusione del Coronavirus. Senza entrare nel merito dei dati virologici ed epidemiologici, in quanto non di nostra competenza, giova spiegare cosa accade in ambito finanziario in occasione delle c.d. “crisi sistemiche”.

Esse hanno solitamente luogo a seguito di eventi epocali: bolle speculative, fallimenti di aziende di importanza internazionale, attacchi terroristici e, come nel caso dei nostri giorni, di pandemie fortemente diffuse su tutto il globo e per le quali non è stato ancora trovato un valido rimedio anti-virale medico – farmacologico.

Parto da una premessa, che è anche una buona notizia: i mercati finanziari hanno sempre gli “anticorpi”, sono sempre dotati di antidoti.
E’ necessario, però, un fisiologico periodo, spesso limitato a soli pochi giorni, in altri casi di qualche settimana, affinchè i correttivi adottati dai legislatori monetari diventino efficaci.

Il forte storno dei mercati, avvenuto in 30 giorni, con minusvalenze nell’ordine tra il 30 e il 40%, è un dato applicabile e contestualizzabile in misura differente, secondo che siate meri risparmiatori o investitori.
Infatti, il risparmiatore, cioè colui che detiene prevalentemente o esclusivamente liquidità in conto, non è stato affatto impattato.
Viceversa, l’investitore, cioè colui che detiene prodotti di risparmio gestito, prodotti assicurativi a contenuto finanziario e titoli di vario genere (ad esempio, obbligazioni, azioni, Titoli di Stato, ecc…) è stato più o meno fortemente soggetto ad una riduzione del valore delle asset in portafoglio, secondo il “peso” che esse hanno rispetto al totale investito.

La crisi sistemica di questi giorni, nella sua virulenza, è stata altresì caratterizzata da forti decorrelazioni.
Infatti, a risentirne non è stato solo il comparto azionario, per definizione soggetto alla maggiore volatilità, ma ne hanno fatto, pur parzialmente, le spese anche i comparti a potenziale minor rischio, quali quelli obbligazionari.

Insomma, la predetta decorrelazione ha fatto sì che calassero anche le quotazioni dei “porti sicuri” nei quali spesso si rifugiano gli investitori istituzionali e comuni.

Vi è anche da dire che si era reduci da un periodo, che abbracciava gli ultimi 15 – 16 mesi, caratterizzato da importanti guadagni, da una interessantissima crescita, elemento che ha indotto i traders a riposizionarsi sui realizzi, quindi con una massiccia ondata di vendite, che ha portato significativamente in basso i corsi e le quotazioni.

Cosa fare in questi momenti così delicati?

Molto semplice. I passaggi chiave sono sintetizzabili in tre punti: 

  1. mantenere i nervi saldi, lasciando intatte le asset investite, al fine di non pregiudicare le chances di recupero quando i mercati riprendono a risalire (la c.d. “fase di rimbalzo”);
  2. continuare a fruire dei flussi cedolari, per tutti coloro che hanno optato per un portafoglio “income”, quindi caratterizzato da questo stile gestionale;
  3. investire sui cali, destinando un’aliquota di liquidità disponibile, per fruire al massimo del ribasso dei prezzi e della definizione di “mercati a sconto”, proprio come si fa nel periodo dei saldi quando si vuol comprare un bene di qualsivoglia specie o genere.

Le crisi pandemiche sono un’eccezionale opportunità per trasferire la ricchezza da coloro che sono impazienti a coloro che hanno la giusta pazienza”, dice Warren Buffet, uno dei più grandi investitori del mondo. Non si tratta, pertanto, di distinguere tra “investitori dilettanti” e “investitori professionisti”, ma tra “investitori pazienti” ed “investitori impazienti”.
Coloro che sono impazienti comprano sui rialzi, sulla base di una “irrazionale” aspettativa di ulteriore crescita, e vendono ai minimi.
I pazienti, invece, comprano nelle fasi di forti ribassi, basandosi su una “razionale” (e metodologica) aspettativa di rialzo, e vendono ai massimi.

E poi, una volta per tutte. Basta coi luoghi comuni e il “fai da te”.
Affidatevi a professionisti abilitati, seri e competenti.


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