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L'Arbitrato nell'esperienza brasiliana

Adv. Cristiano Molica

L’Arbitrato nell’esperienza brasiliana

In Brasile, la legge sull’arbitrato è un argomento piuttosto discusso in ambito legale. Questo perché attraverso l’arbitrato, una serie di problematiche comuni può essere risolta senza la necessità di un’azione legale.

Per quanto riguarda l’esperienza brasiliana, l’arbitrato è previsto dalla Costituzione nazionale dal 1824; tuttavia, questa è stata una pratica a lungo oscurata sia dalla forte tradizione della giurisdizione statale sia dai possibili ostacoli di fatto esistenti in caso di suo adempimento.

Nel 1996, su iniziativa dell’ex presidente Fernando Henrique Cardoso, l’arbitrato è stato meglio regolato dalla legge n.9.307.
Dalla pubblicazione della suddetta legge, l’arbitrato si è distinto come un importante mezzo alternativo alla risoluzione dei conflitti e ha acquisito un ruolo rilevante nello scenario del commercio internazionale.

Può accedere alla procedura arbitraria chiunque sia capace e abbia più di 18 anni, nonché le persone giuridiche.
Si raccomanda sempre la guida di un avvocato esperto in materia affinché tutto sia svolto in conformità ai requisiti legali richiesti dalla giurisdizione di riferimento.

La legge sull’arbitrato prevede due tipologie di clausole:

  • la clausola compromissoria, inserita in un contratto prima che sorga il conflitto. In caso di sottoscrizione, le parti non possono rifiutare di partecipare all’arbitrato; se una delle parti resiste, l’altra può chiedere una procedura d’urgenza alla magistratura per obbligare la controparte al giudizio arbitrale;
  • la clausola arbitrale, redatta dopo e in conseguenza del verificarsi di una controversia e quindi adottata dalle parti a posteriori come mezzo di risoluzione della stessa.

Entrambe le clausole hanno la stessa validità in termini legali e l’arbitrato può aver luogo solo ed esclusivamente in caso di accordo tra le parti.

Tra i principali vantaggi derivanti dalla scelta dell’arbitrato, si sottolineano la notevole velocità nella risoluzione dei conflitti e l’informalità della tecnica, le quali permettono un eccellente rapporto costi-benefici rispetto al processo tradizionalmente inteso. 

E’ importante sottolineare che la legge sull’arbitrato si applica solo ai casi che riguardano i diritti disponibili, ovvero quei diritti di cui il titolare può disporre mediante atti di trasferimento, rinuncia, etc.

Infatti, i principali casi che possono essere risolti mediante arbitrato sono:

  • le questioni relative ai valori economici (come, ad esempio, debiti, problemi con i contratti in generale, cause di lavoro, nonché le questioni relative al commercio internazionale);
  • le situazioni di responsabilità civile (come incidenti stradali, diritti dei consumatori e disaccordi tra vicini).

Vale la pena evidenziare anche quelle situazioni alle quali tale procedura non è applicabile. Ad esempio, si menzionano:

  • le questioni relative ai diritti non disponibili, ovvero quei diritti che soddisfano non solo il titolare, ma anche interessi pubblicistici e che per questo non sono negoziabili;
  • i conflitti di diritto tributario, penale, di famiglia e di successione;
  • le cause di divorzio o le controversie in tema di affidamento dei figli.

Infine, sebbene le clausole arbitrali siano applicabili ai contratti con i consumatori, questi ultimi non possono essere obbligati a sottoscriverle; come previsto dal Codice di protezione e difesa del consumatore, infatti, in tali casi, la clausola compromissoria è da considerarsi nulla.


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